Svezzamento: allergie e intolleranze si possono prevenire?
Il periodo dello svezzamento per ogni mamma rappresenta da un lato una nuova scoperta, ma dall’altro richiede anche maggior attenzione per capire se il bambino sviluppa problemi in presenza di alcuni alimenti. Come affrontarlo?
Sebbene il discorso svezzamento preoccupi particolarmente le mamme, è bene evidenziare che le allergie alimentari, secondo le statistiche, pare abbiano un’incidenza variabile e compresa tra il 3 e il 7%. Difficilmente nei bambini piccoli e con più di 6 mesi, si hanno manifestazioni allergiche importanti in presenza degli alimenti offerti con lo svezzamento, tuttavia però è bene prestare alcune attenzioni nel corso di questo periodo di vita del bambino.
In presenza infatti di storie familiari di allergie o intolleranze, il rischio che il piccolo manifesti alcune reazioni negative con alcuni alimenti, rappresenta una possibilità concreta. In presenza di un genitore allergico, il rischio che anche il piccolo manifesti allergie è doppio rispetto ad uno con mamma e papà non affetti da questa problematica. Se poi entrambi i genitori ne soffrono, il rischio potrebbe aumentare anche di 4-6 volte. Secondo gli studi pare poi che, se il bambino si è nutrito di solo latte materno per i primi 4-6 mesi di vita, il rischio di avere manifestazioni allergiche scende notevolmente rispetto ad uno allattato artificialmente.
Come fare per introdurre un nuovo alimento? Quali sono i sintomi da non sottovalutare?
La maggior parte dei pediatri suggerisce di inserire un alimento nuovo alla volta, lasciando trascorrere 24 per l’inserimento del successivo. In questo lasso di tempo infatti, in presenza di problematiche allergiche o di intolleranza, il bambino dovrebbe aver manifestato alcuni sintomi. Ove i genitori invece siano affetti da allergie, si suggerisce talvolta di lasciar trascorrere anche un paio di giorni prima di inserire un nuovo alimento nella dieta del piccolo. È bene però segnalare che quest’ultima pratica non presenta alcuna evidenza scientifica a favore, ovvero che porti a non sviluppare problematiche nel piccolo.
Per quanto concerne i sintomi ai quali fare attenzione, controllate:
- L’eventuale presenza di arrossamenti, in particolare intorno alla bocca
- Occhi, naso, labbra e viso gonfi
- Rinite
- Lacrimazione
- Eczemi
- Nausea
- Dissenteria.
Gli alimenti che solitamente creano maggiori disagi sono latte vaccino e prodotti caseari, uova, grano, soia, noccioline, sesamo, pesce e molluschi.
Svezzamento e celiachia
Chi è affetto da celiachia è ben consapevole che, trattandosi di una malattia con base genetica, i bambini figli di genitori celiaci potrebbero presentare la predisposizione ad essa, senza però che necessariamente si manifesti.
Le evidenze scientifiche hanno dimostrato che il bambino ha maggiori probabilità di ereditare la predisposizione genetica nel caso in cui sia la madre ad essere celiaca, così come ove quest’ultima possegga entrambe le coppie di geni HLA-DQ2 e HLA-DQ, la possibilità che il bimbo lo diventi anche lui aumentano addirittura dell’80%.
Inizialmente si pensava che un’introduzione tardiva del glutine potesse rappresentare un fattore di protezione per il piccolo, ma con gli anni medici e studiosi si sono ricreduti, affermando appunto che questa pratica non influisce sulla manifestazione o meno del problema.
Quando introdurre il glutine nell’alimentazione del neonato? Pare che la soluzione ideale sia quella di introdurlo dopo i 6 mesi di vita del piccolo, tenendo poi monitorati eventuali sintomi che possano rappresentare un campanello d’allarme, quale rallentamento della crescita, manifestazione di problematiche mai avute in precedenza, inappetenza, nervosismo e dissenteria.
In ogni caso i bambini figli di celiaci a 18 mesi dovranno sottoporsi ad un controllo ematico per controllare il dosaggio degli anticorpi anti-tTg, anti-endomisio e EMA e verifica di predisposizione genetica, tenendo poi monitorata periodicamente la situazione nel caso in cui quest’ultima risultasse positiva.