Vitamina K: cos’è,a cosa serve,dove si trova?
La vitamina K, nota anche come naftochinone, è una delle vitamine liposolubili accumulate nel fegato e che di conseguenza non necessita un’assunzione continuativa attraverso cibi. Il corpo la rilascia pertanto a piccole dosi, quando diventa necessaria per l’organismo.
Nello specifico la vitamina K serve nel processo di coagulazione del sangue e assicura la funzionalità delle proteine che formano e mantengono in forma le ossa. Un’importanza non certo secondaria, ragion per cui è bene intervenire prontamente nel caso in cui vi siano deficit di questa vitamina.
In Italia alla nascita di ogni neonato viene praticata un’iniezione intramuscolare di vitamina K per limitare il rischio di emorragie gravi che potrebbero risultare fatali per il piccolo (Vitamin K Deficit Bleeding ovvero sanguinamento da deficit di vitamina K). Questa condizione potrebbe verificarsi in quanto la vitamina K ha un passaggio placentare scarso ragion per cui è presente in ridotte quantità nel sangue del neonato alla nascita. La produzione autonoma avviene a livello intestinale in presenza della relativa flora batterica che, nel nascituro, per ovvie ragioni risulta assente. Ecco perché queste condizioni rendono indispensabile un’integrazione immediata.
Dove si trova la vitamina K e quali sono le conseguenze in caso di carenza
La vitamina K si trova principalmente in alimenti di origine vegetale quali pomodori, spinaci, cavoli, broccoli, asparagi, piselli, cime di rapa, fagioli, soia e olive, ma è presente anche nel fegato. L’assunzione di tali alimenti facilita quella che è la produzione di naftochinone a livello intestinale.
Il fabbisogno giornaliero in un individuo adulto si aggira attorno ai 140 microgrammi, quantitativo facilmente raggiungibile grazie a una corretta alimentazione.
Quando ci si trova dinnanzi a un corpo che presenta carenze di vitamina K si potrebbero manifestare serie problematiche connesse alla coagulazione del sangue, con conseguente maggior rischio di incorrere in emorragie. È bene però evidenziare come questa carenza si verifichi per lo più in presenza di patologie che impediscono il regolare assorbimento intestinale, oppure in caso di terapie prolungate a base di antibiotici.
Ulteriori effetti indesiderati connessi a una carenza di questa vitamina includono anche:
- Fratture ossee frequenti
- Osteoporosi
- Forme di artrosi.
Oltre ai rischi connessi a una carenza di vitamina K, è anche importante parlare di casi in cui vi è un eccesso della stessa, sebbene siano piuttosto rari. In presenza comunque di una quantità eccessiva di naftochinone potrebbero esserci le seguenti manifestazioni:
- Vomito
- Anemia
- Trombosi
- Sudorazione eccessiva
- Vampate di calore
- Senso di oppressione al petto.
Vitamina K1, K2, K3
La vitamina K viene suddivisa in tre gruppi a seconda della diversa origine, natura e funzione. Questi sono:
- K1, o fillochinone, di origine vegetale, interviene nei processi di coagulazione sanguigna
- K2, o menachinone, di origine batterica, favorisce l’assorbimento della microflora intestinale, risultando necessaria per il benessere delle ossa
- K3, o menadione idrosolubile, è di origine sintetica e presente all’interno di farmaci che si occupano della regolazione della coagulazione del sangue.
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