Dalla teoria alla pratica cosa mangio

Dalla teoria alla pratica: cosa mangio

Cos’è l’intolleranza al lattosio?

Dalla teoria alla pratica: cosa mangio. “Cos’è l’intolleranza al lattosio? È diversa dall’allergia alle proteine del latte? Cosa sono le lattasi? Visto che sono intollerante, come mi devo comportare?” Sempre più spesso, in studio, pazienti preoccupati per le loro condizioni cliniche mi pongono domande di questo tipo. Facciamo, dunque, un po’ di chiarezza. Il latte, ormai, è ben radicato nella nostra cultura e fin dall’antichità ha svolto un ruolo fondamentale nell’alimentazione.

Il suo consumo è diventato quotidiano nel dopoguerra e soprattutto in questo periodo storico, caratterizzato da malnutrizione, è stato utile in quanto ha permesso di salvare molte vite grazie ad i suoi nutrienti. È un alimento completo, contiene lipidi, proteine (caseine, lattoalbumine e lattoglobuline), zuccheri, vitamine e sali minerali in quantità variabili.

Lo zucchero principale è il lattosio, deriva dall’unione di due zuccheri semplici, il glucosio ed il galattosio, e per essere assorbito a livello degli enterociti ed utilizzato come fonte energetica e come componente di glicolipidi e glicoproteine deve essere scisso nelle due componenti. Sono sempre di più, però, le persone che non lo tollerano. Per quale motivo?

Tutta colpa dell’evoluzione!

Risultano intolleranti al lattosio circa il 70% degli Americani di origine Africana, il 90% degli Americani di origine asiatica, il 53% degli Americani di origine Messicana ed il 74% dei Nativi. Una significativa riduzione dell’attività di questo enzima è comune anche tra gli individui con remota origine africana, asiatica, latino americana, araba, ebraica, ispanica, italiana e greca.

Prima di parlarne più nello specifico è bene sottolineare che l’intolleranza al lattosio è diversa dall’allergia alle proteine del latte in quanto è caratterizzata da un meccanismo fisiopatologico completamente diverso. L’intolleranza è una reazione non immuno-mediata che si manifesta, generalmente, in età adulta. È dovuta all’incapacità di digerire il lattosio a causa di ipolattasia, un deficit dell’enzima adibito alla scissione di questo zucchero.

Le lattasi vengono prodotte durante le ultime settimane di gestazione, sono particolarmente attive al momento della nascita e con il tempo la loro attività diminuisce fisiologicamente fino a ridursi drasticamente in età adulta. L’allergia alle proteine del latte, invece, è caratterizzata dal coinvolgimento del sistema immunitario e solitamente si manifesta fin dall’infanzia.

In caso di intolleranza, il lattosio che non viene degradato si accumula esercitando un effetto osmotico con conseguente richiamo di acqua e sodio, aumento di motilità e diarrea. Nel colon si avrà un’ulteriore fermentazione del lattosio non digerito ad opera della flora batterica con conseguente produzione di metano, idrogeno, anidride carbonica ed acidi grassi volatili: tutto ciò è alla base della flatulenza, del senso di gonfiore e della tensione addominale.

Esistono anche sintomi extra-intestinali come ad esempio ulcere del cavo orale, dolori articolari e muscolari, vertigini e sonnolenza. La sintomatologia varia innanzitutto in base alla predisposizione dei singoli individui, è dose dipendente ed è influenzata dal tempo di transito intestinale e da un eventuale stato disbiotico.

Il Breath Test, non invasivo e poco costoso, rappresenta il gold-standard per la diagnosi dell’intolleranza al lattosio; una volta riscontrata la patologia, l’unico modo per riuscire a gestirla è l’utilizzo di prodotti lactose-free, stagionati o predigeriti. Ed è qui che per renderci le cose più facili interviene l’industria con i suoi prodotti delattosati: nonostante questi prodotti risultino più dolci per una maggiore disponibilità degli zuccheri semplici, il commercio del senza lattosio è un mercato in forte crescita e dati Assolatte evidenziano come nell’ ultimo anno le vendite del latte delattosato abbiano realizzato un +12%.

La spesa per l’intolleranza al lattosio

Quando andrete a far la spesa ricordate, dunque, di leggere le etichette! I prodotti senza lattosio devono avere un residuo inferiore allo 0,1% per 100 g o 100 ml di prodotto e quelli “a ridotto contenuto di lattosio” un residuo inferiore allo 0,5% per 100g o 100 ml. Nonostante il latte ed i suoi derivati siano le uniche fonti naturali di lattosio, spesso lo si può ritrovare “nascosto” in quantità variabili non solo in alimenti ma anche in farmaci.

Per chi soffre di intolleranza al lattosio, sarebbe quindi utile evitare i dolci ed i prodotti da forno industriali, salse e sughi pronti, preparati per brodo, insaccati, cioccolato e caramelle. Si dovrebbero scegliere prodotti che non riportino in etichetta “latte, latte in polvere, latte magro in polvere, lattosio, siero di latte o scotta” e sarebbe utile verificare insieme al farmacista che il farmaco di nostro interesse non contenga lattosio.

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